south africa #03


15 Aprile 2007

evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d’attenzione e d’amore
troppo, “se mi vuoi bene piangi ”
per essere corrisposti,
valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo “mi ricordo”:
per osservarvi affittare un chilo d’erba
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio,
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità:
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi,
ero molto più curioso di voi.

E poi sorpreso dai vostri “come sta”
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci,
tipo “come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un’ora al mese di te”
“lo sa che io ho perduto due figli”
“signora lei è una donna piuttosto distratta.”
e ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell’ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra.

e poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi.

potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a farle spalancare la bocca.
potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me.
potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo.
potevo chiedere come si chiama il vostro cane
Il mio è un po’ di tempo che si chiama Libero.
potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.

e mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.

fabrizio de andrè
amico fragile