ciaociaociaociao…


6 Ottobre 2007

nell’evoluzione del linguaggio avvengono cose bizzarre, essendo il linguaggio una cosa viva. infatti dal sanscrito si è passato al greco, dal greco al latino, dal latino al volgare, dal volgare all’italiano, dall’italiano al bergamasco, senza che tutto questo fosse avvertito da chi la lingua in tutti questi anni l’ha usata: un’evoluzione lenta ma costante.
è curioso quindi ogni tanto notare delle evoluzioni linguistiche, mentre queste avvengono.
una di queste è secondo me l’uso moltiplicativo del ciao quando si finisce un incontro, una telefonata tra due persone.
non so se sia una cosa solo milanese o solo di quelli che conosco io, o addirittura una cosa solo mia, ma mi capita sempre più spesso di finire un telefonata non con un solo ciao, ma con una sequela quasi infinita di ciaociaociaociao….
uno solo non basta?
perchè?
per avere sempre l’ultima parola?
per non essere drastici?
per non essere definitivi?
ma!?!
illustro questo post degno di umberto eco con una mia foto di qualche anno fa (fatta con la pellicola bianco e nero e stampata in camera oscura! non vi ricordate la camera oscura?! quella stanza buia con l’ingranditore e le bacinelle?!? no!?!?! va be’…), dicevo una foto di qualche anno fa che non c’entra proprio nulla, ma mi piaceva mettere.
l’ho fatta nel sud della spagna.
quella in fondo è la sierra nevada.
quella è la zona dove facevano gli spaghetti western, lì vicino c’è ancora un villaggio che è tuttora usato per i film in costume.
il giorno prima dello shooting (ovviamente ero lì per lavoro) ci siamo fatti un giro di location e, entrando nel villaggio del selvaggio west, ci siamo trovati nel mezzo di un film con la carrozza, i pistoleri e quant’altro.
va be’, adesso vado.
ciaociaociaociao…

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