mura spagnole milano 35
17 Gennaio 2009
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Quando noi usiamo la parola crisi, lo sappiamo bene, è sempre in una accezione negativa. Ma sappiamo altrettanto bene che l’etimologia di questa parolina (sempre importante l’etimo!) nasconde dentro di sé significati più complessi:
Semplificando molto diciamo che il significato più allargato della parola crisi possa essere cambiamento.
Ecco, diciamo che sono in crisi.
Mi sono un po’ stancato di servizi fotografici dove ci sono ore di trucco, ore di capelli, luci, styling, ore di photoshop…e alla fine quello che esce è una sorta di illustrazione che con la Fotografia ha poco a che fare. Ha anche poco a che fare non tanto con la Verità assoluta (che sappiamo bene essere lontana parente della fotografia, nonostante si pensi il contrario) ma anche con una sorta di verità approssimativa e soggettiva.
Il fatto è che per giocare a questo gioco è necessario, inevitabilmente, passare attraverso ore di trucco, ore di capelli, ore di styling e ore di photoshop.
Ho voluto allora a provare a cambiare gioco. Ho tirato fuori dall’armadio la Rolleiflex di mio papà, le pellicole in bianco&nero scadute da 10 anni, ho chiesto a una modella normale (Francesca Matisse) di posare per me, alla sola luce di una finestra rivolta a nord: così come facevo a 18 anni, con i miei amici. Dieci minuti, tre rullini da 120. Nessuna idea precostruita, nessuna struttura, nessuna intelaiatura da rispettare.
Ho poi mandato tutto a sviluppare e a stampare su carta baritata a Jacopo.
Ecco, questo il risultato:
PS:
-è incredibile come una fotografia realizzata con questi ingredienti non voglia nella maniera assoluta l’intervento di photoshop: non cambierei proprio nulla, digitalmente, in questa stampa.
-lo scattare in analogico non è certo un’incredibile eccezione di questi tempi, vedo in molti farlo. permettetemi di dire una cosa, sull’argomento: non è che si scatta in analogico per fare una foto di merda, piena di peli, sporca, mal esposta e mal stampata. capisco che l’errore abbia una sorta di fascino, in tempi di perfezione digitale, ma non è una valida ragione per produrre un prodotto schifoso. vi dò una notizia: una foto di merda, piena di peli, sporca, mal esposta e mal stampata è semplicemente e nulla di più che una foto di merda, piena di peli, sporca, mal esposta e mal stampata. E quella la sanno fare tutti, ma proprio tutti.
-anche scattando in analogico con la macchina fotografica degli anni ’50, con pellicola scaduta da 10 anni rimango sempre lo stesso stronzo di sempre. e, a voi photographers che strapazzate photoshop con le vostre insulse fotografie vi dico: baciatemi il culo!