DIECI REGOLE PER DIVENTARE E RIMANERE FOTOGRAFO PROFESSIONISTA.


20 Agosto 2012

Circa un anno fa scrissi qui un post che si intitolava IL FOTOMETRO, che forse qualcuno ricorda.
Sarà che la vacanza mi porta ad essere più meditativo e a scrivere un po’ meno delle solite cagatine-ho fatto questo, ho fatto quello, ho pubblicato qui e lì-, ma mi piacerebbe anche quest’anno dare un ulteriore contributo in quella discussione.
Cercando di essere (per quanto mi possa essere possibile…) meno stronzo, però.

Se il fotometro di un anno fa procedeva per negatività (non bisogna fare questo e quello) quest’anno vorrei fare esattamente l’opposto, dando dieci indicazioni di cosa e come fare per diventare e soprattutto rimanere (cosa più difficile) un fotografo professionista.
Alcune cose le ho già dette in passato, perdonatemi se le ripeterò. E comunque repetita iuvant, si sa.

Un’ultima cosa prima di incominciare: non per falsa modestia, ma non è assolutamente detto che io abbia mai applicato o applichi scrupolosamente tutti i punti che andrò ad elencare. Lo avessi fatto forse sarei un fotografo migliore di quello che sono.
Ma sono un fotografo professionista, e vivo solo ed unicamente di questo lavoro: qualità necessaria e sufficiente per sapere come le cose dovrebbero funzionare…

Ecco le mie dieci regole per diventare e rimanere un fotografo professionista:

-Sii te stesso. È semplice! Sii te stesso. Sii la tua storia. Per fare le foto alla Terry Richardson non basta fare delle foto mentre una tipa ti fa un pompino: quelle le sanno fare tutti! Devi prima VIVERE come Terry, devi avere la mamma che si fa fare le foto con le tette di fuori ad 80 anni mentre si fa una canna. Le fotografie devono raccontare chi sei: se sei un nerd è molto meglio fare le foto da nerd, quelle da rockstar non ti verranno mai bene.

-Fotografa cosa vuole il tuo cliente come vuoi tu. Chissà perchè la maggior parte degli esordienti fanno esattamente il contrario, e cioè fotografano cosa vogliono loro alla maniera che vuole il cliente. Cerco di spiegarmi meglio: ogni cliente ha delle esigenze. E sono SACRE. Lui paga, lui cerca una soluzione ad un suo problema e il vostro compito è esattamente risolvere QUEL problema. Mi piace fare metafore culinarie: se siete di corsa alla stazione voi volete un panino semplice, buono ed economico. Se uno vi vuole vendere l’anatra all’arancia laccata, sarà anche l’anatra più buona del mondo ma non va bene per essere mangiata di corsa su un treno. E allora uno si sbatte per aggiustare l’anatra e farla a misura di treno. La vostra cazzo di anatra non la vuole nessuno! Fate quel panino che vi chiedono, ma usando la ricetta che vi ha insegnato vostra mamma. È semplice, no?

-Fotografa tanto. Se per TUTTE le cose del mondo vale il concetto che si migliora facendole tanto e spesso chissà perchè non dovrebbe valere per la fotografia. Se hai fatto mille frittate è molto probabile che le frittate ti vengano bene. Vi assicuro, vale anche per la fotografia: scattate!

-Fotografa ciò che conosci. La risaputa e presunta facilità della fotografia porta a pensare che si possa fotografare tutto, così, a cazzo. No! Vuoi andare a fotografare una regata? Devi sapere tutto di barche e vento! Se uno vi desse un foglio e una penna e vi chiedesse di scrivere qualcosa su la città di Ulan Bator voi cosa scrivereste?!? NIENTE! Perchè nulla sapete di questa città della Mongolia! E per quale ragione vi sentireste in grado di andare in quella città e fotografarla?!? Cosa potreste raccontare di una cosa di cui non sapete nulla?!?

-Sii contemporaneo. Si sente spesso dire: quella cosa lì io la facevo dieci anni fa!!! E bravo coglione! Hai sbagliato esattamente di dieci anni! Tutte le espressioni non dico artistiche, ma diciamo creative, devono avere una grande qualità: essere il racconto del tempo in cui vengono prodotte.


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Per adesso le prime 5 regole: a seguire le altre.
PS: ho scritto il tutto con iPad, e quindi in automatico sono uscite le maiuscole, normalmente bandite dal mio blog: per una volta ve le beccate…