PHOTOGRAPHERS-AGGIORNATO-02


14 Febbraio 2013

su cento persone che si definiscono fotografi, oggi, nel 2013, ci sono:

50% di fotoamatori assoluti, cioè di persone che non hanno fatto mai una fotografia se non per se stessi. non hanno neanche l’ambizione di essere professionisti, ciondolano in giro con la macchina al collo fotografando ció che capita davanti ai loro occhi. tutto perfetto, se non che si definiscono spesso photographer sul loro sito: come se uno a cui piace farsi gli spaghetti a casa si definisse chef.

20% di fotoamatori che pur avendo un altro “vero” lavoro  si atteggiano da professionisti, facendo dei veri e propri servizi tipo quelli per le riviste. trovano addirittura delle riviste (on-line, ovviamente) che i servizi glieli fanno fare (gratis, ovviamente). in cuor loro non si credono professionisti, ma da fuori, ad occhi superficiali, lo potrebbero sembrare. tutto perfetto, se non che si definiscono spesso photographer sul loro sito: come se uno a cui piacesse fare gli spaghetti a casa per gli amici si definisse chef.

20% di persone che per mille e una ragione (in verità sono sempre le stesse: appartamenti dei genitori in affitto, pensione dei nonni e dei genitori, ricchezza familiare…) non hanno problemi di soldi e fanno come se fossero fotografi professionisti. fanno “finta che”. gli piace credere e far credere di essere ció che non sono. ci sono vari gradi, che vanno ad esempio dall’andare nel backstage delle sfilate con l’ambito tesserino al collo (per fare fotografie che andranno dove?!?) a fare mostre, libri o addirittura riviste vere. si credono veramente professionisti, e più che altro gli altri pensano che lo siano: peccato che nessuno gli abbia mai dato un euro per le loro foto. tutto perfetto, se non che si definiscono photographer sul loro sito: come se uno avesse un finto ristorante, senza clienti, senza camerieri e pure senza cucina si definisse chef.

5% di fotografi professionisti che “scattano fotografie”. fanno fotografie sulle spiagge, matrimoni, cronaca… non posseggono e non serve alcuna cultura dell’immagine. fanno i fotografi assolutamente per caso, così come un altro fa il gommista. sono i primi di questa lista che vedono del grano. poco, ma qualche euro lo vedono, un po’ di più in meridione per i matrimoni. tutto perfetto, se non che si definiscono photographer sul loro sito: come se uno che ha la pizzeria si definisse chef.

3% di fotografi professionisti che lavorano ai margini del mercato vero, per riviste sfigatissime, per clienti sfigatissimi. il tutto a budget ridicoli. hanno poche spese e tirano avanti come possono. si definiscono photographer sul loro sito, e fanno pure bene. peró, noi lo sappiamo, è come se l’addetto alle salse del grande ristorante si definisse chef.

2% e poi ci sono gli chef.

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ho scritto di getto questo post con il telefonino, l’ho rimesso adesso a posto togliendo le maiuscole, che normalmente non uso qui sul blog.

vorrei solo aggiungere una cosa, anzi due:

-il mio non è un discorso meritocratico, uno fa ciò che vuole. sto solo descrivendo, a chi magari ha le idee confuse, com’è la situazione oggi dei fotografi italiani. non è un giudizio, non è un’opinione: i fatti sono esattamente questi che ho descritto qui sopra.

-ieri è mancato lo “chef” tra i più grandi, Gabriele Basilico. lui era ed è un grande intellettuale e un grande fotografo. pensateci bene quando usate la parola “photographer”: servono anni, studi, fatiche che non potete neanche immaginare. pensateci bene.

 

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SECONDO AGGIORNAMENTO

ovviamente mi fa piacere che ci siano tutti questi commenti: il fatto che se non altro abbia stimolato una discussione sull’argomento fotografia mi piace molto.

vorrei fare ancora un’ulteriore precisazione, è un argomento che vedo spesso citato nei commenti. (mi perdonerete se lo faccio qui e non nei commenti. ma d’altronde qui è casa mia e faccio un po’ quello che voglio… ;-)): il discorso di questo post non ha nulla a che vedere con una presunta concorrenza degli pseudo fotografi. assolutamente no! non me ne frega nulla! se alcuni clienti vogliono spendere due lire si meritano un lavoro da due lire. e non me ne frega neanche nulla della facilità o meno portata dal digitale: è un’evoluzione che nessuno (e certo non io!) può fermare. e che in ogni caso non ha neanche senso di fermare! il progresso è questo, e va bene così: porta anche infinite conseguenze positive che sono il primo ad apprezzare.

se arrivano le automobili e finisce il trasporto con i cavalli non serve assolutamente niente rimpiangere i cavalli. va bene così.

ma non è che chiunque guidi un’automobile automatica si può tranquillamente fregiare del titolo di cavallerizzo. quello no! (sì, mi piace fare le metafore)

con questo post ho quindi, lo ribadisco, semplicemente voluto dire come è la situazione di coloro che si fanno chiamare photographers oggi, nel 2013.

un’ultima cosa: notavo che, nella maggior parte dei casi, chi fa veramente il fotografo (e cioè guadagna dei soldi con questa professione) non si autonomina photographer sul proprio sito, mentre la maggior parte di coloro che NON fanno i fotografi ci tengono a mettere sotto il loro nome la magica parolina photographer: bizzarro, no?

(già avverto la rottura di coglioni che arriva: “ma qui sul blog c’è scritto settimio benedusi photographer!”. certo, c’è scritto e ci rimane scritto. per un semplice motivo: questo è un blog scritto dal punto di vista di uno che nella vita fa il fotografo. dichiaro l’argomento, non chi sono e cosa faccio io. ok?)