napoli# 03
29 Marzo 2003
...ho scritto tutte quelle cagate tecniche delle quali non ne frega un cazzo, per allontanare dalla mente le immagini pazzesche[...]
il QUARTO STATO, celeberrimo quadro di giuseppe pellizza da volpedo, mi è stato fatto amare dal mio professore d’arte al liceo, e da allora è uno dei miei quadri preferiti: andavo a vederlo spesso quando stava (ignorato e mezzo abbandonato) in via palestro a milano e sono stato felice quando gli è stata la dignità che merita, esposto all’inizio del nuovo museo del novecento in piazza del duomo a milano.
quando nei giorni scorsi siamo andati a fare un servizio in un piccolo villaggio di raccoglitori di canna da zucchero, qui a santo domingo dove mi trovo per un lavoro, ho avuto uno choc, un’emozione pazzesca: mi sono trovato, in una sorta di viaggio culturale e temporale, dentro a quel quadro. potevo vivere in diretta ciò che avevo sempre solo visto da fuori. e capire più a fondo e molto meglio le motivazioni che sono state alla base di quell’opera d’arte.
ad un certo punto si è avvicinato un contadino con una larga ferita su una gamba. gli ho chiesto se ci fosse un medico o un’infermeria per andare a farsi curare e mi ha risposto no. ho capito in quel momento che le cure mediche che noi abbiamo gratuite e ottime non sono un stato di fatto scontato, ma una conquista e un privilegio straordinari.
ho poi capito che la scuola, in quel paesino presente e perfettamente funzionante, non è solo e semplicemente studiare per imparare delle cose, più o meno utili, ma una conquista fondamentale, che fornendo cultura fornisce soprattutto libertà, emancipazione e consapevolezza.
ho capito che i valori del socialismo che sono la “teoria” alla base del quadro di pellizza, sono valori che fanno indissolubilmente parte della nostra storia: solo i nostri nonni o al massimo i nostri bisnonni vivevano nella società che adesso era lì davanti a me.
certo poi uno si fa un sacco di domande, tornando la sera nel villaggio dove stiamo, vedendo il corrispettivo moderno e contemporaneo di quei contadini, questo nuovo proletariato che viene per mille euro qui in vacanza, e trasuda non solo calore caraibico ma soprattutto infinita ignoranza, infinito conformismo (il tatuaggetto!!!), infinito vuoto.
inevitabile domandarsi se tutto questo nulla sia il prezzo da pagare per l’emancipazione. se l’imparare a leggere sia servito per leggere CHI. se la sanità gratuita sia servita per curare i disordini alimentari provocati da troppi hamburger.
ovviamente non ho risposte. mi piace soprattutto farmi domande e fotografare.
esaurite quindi le domande, a fine lavoro ho pensato di realizzare un mio personale omaggio al quarto stato, rifacendolo in fotografia. tra l’altro, la tecnica con la quale è realizzato è in qualche maniera simile alla fotografia, (il divisionismo) usando piccoli punti di pennello, simile ai nostri pixel.
ho chiesto quindi ad un po’ di gente di venire, li ho disposti e fotografati, in dieci minuti. questo il mio quarto stato.