TU CHIAMALE SE VUOI…EMOZIONI

22 Marzo 2010

prendo lo spunto dal testo di mogol per battisti per scrivere due righe su una parolina che viene usata ed abusata da chiunque faccia creatività: emozioni.

a me questa parolina, così andiamo subito al punto, fa orrore. e già!

chiunque la usa che è un piacere: “le emozioni della modella”, “le mie emozioni“, “comunicare le emozioni“…e via così…

perdonatemi se (tanto per cambiare!) con presunzione, arroganza e mal celato intento didattico adesso andrò a dire la mia sull’argomento: delle vostre (e delle mie!) emozioni non gliene frega nulla a nessuno! proprio niente di niente!

la storia dell’arte non è, e non è mai stata, storia di singole emozioni di singoli personaggi.

la storia dell’arte e della creatività procede ed avanza sempre in base a ciò che c’è stato prima. è sempre il contesto storico e culturale che fa in maniera che le cose succedano.

è necessario quindi sempre partire non dalle proprie personali emozioni (delle quali non gliene frega niente a nessuno, ma forse l’ho già detto…) ma dalla conoscenza di ciò che noi (noi, non io) siamo in questo preciso momento culturale e storico: per poi, eventualmente, dare il nostro personale contributo per fare in maniera tale che ci sia un avanzamento e progresso.

viene da sè quindi che per fare qualcosa di valido serva conoscere. senza conoscere è impossibile dire qualcosa di interessante. la conoscenza di ciò che è stato prima di noi è un passo fondamentale per poter sperare di creare qualcosa di nuovo.

non si può scrivere romanzi se prima non si sono letti tutti i romanzi del mondo. non si può scrivere poesia che prima non si è letta tutta la poesia del mondo. non si può fare musica se non si conosce tutta la musica del mondo. e via così…

tutto questo per un semplice motivo! perchè non contano le personali ed intime emozioni (che, non so se lo già detto, non importano proprio a nessuno…), ma conta solo ed unicamente ricominciare e (eventualmente migliorare) da dove quelli prima di noi si sono fermati.

se si vuole fare del paesaggio non si può prescindere da come il paesaggio è stato dipinto e fotografato negli ultimi duemila anni.

se si vuole fare della poesia è impossibile farla senza conoscere ed amare sandro penna.

se si vuole fare musica non è possibile farla senza conoscere bach. e via così all’infinito…

perchè nessuno nasce come un fungo nel deserto. tutto nasce e si alimenta da ciò che è stato prima. tutto si produce in azione o reazione a qualcosa d’altro. il punk inglese degli anni settanta fu di rottura da ciò che c’era prima, che a sua volta era di rottura da ciò che c’era ancora prima. sapete cosa avevano scritto sulle magliette i punk inglesi? “i hate pink floyd”.

quello che a noi singoli sembra geniale diventa nullità rispetto a ciò che hanno già fatto gli altri prima. colui che quattromila anni fa inventò la ruota fu un genio, se adesso io dicessi di aver avuto un’idea geniale nell’inventare la ruota dimostrerei solo di essere un cretino ignorante. il mantegna che alla fine del 1400 dipinse il celebre cristo morto portò la prospettiva nell’arte, e fu una grande rivoluzione: ma se un artista facesse lo stesso adesso passerebbe per cretino ed ignorante.

tutti noi siamo ciò che sono stati gli altri prima di noi.

diceva isaac newton: “se ho visto più lontano è perchè stavo sulle spalle dei giganti”.

quando poi una persona si basa unicamente sulle famose emozioni per produrre (che non so se l’ho già detto, ma sappiate che delle vostre emozioni non gliene frega proprio niente a nessuno…) c’è anche un’altro problemino: dato che, come diceva celine, “ogni buco di culo si guarda allo specchio e vede giove” succede che sia facile che si pensi che le proprie inutili e misere emozioni siano sufficienti per comunicare qualcosa. e succede, che è la cosa più grave, che si dimentichi di parlare del vero e profondo IO. di ciò che siamo. di ciò che ci piace. di ciò dal quale deriviamo…insomma della nostra storia.

perchè questo è ciò che conta realmente: raccontare.

usate il cervello per raccontare delle storie, per raccontare chi siete, per raccontare da dove venite…e sapete cosa? così facendo correrete anche il piacevole ed imprevisto rischio di raccontare qualcosa di…emozionante!

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