BOLLATE PER IL CORRIERE-TUTTI POSSIAMO CAMBIARE

24 Dicembre 2013

da qualche anno ho l’onore di avere a disposizione un’intera pagina sul Corriere della Sera a ferragosto e a Natale, per raccontare, in totale autonomia e libertà, questi due momenti dell’anno.

nella ricorrenza del Natale finora ho cercato di mostrare come viene vissuto dagli emarginati, da quelli che sono lontani dallo stereotipo pubblicitario/televisivo del caminetto/neve/famiglia/coccole: l’anno scorso ho fotografato chi dorme e vive in strada, mentre due anni fa ho mostrato la persona che c’è dentro al personaggio di Babbo Natale.

quest’anno ho pensato di raccontare come viene vissuto il Natale in carcere.

sono andato, insieme a Fabio, nel carcere di Bollate, dove il gentilissimo Roberto (responsabile del settore educativo) ci ha accompagnato facendoci girare senza alcuna limitazione. ho scoperto che TUTTI i pregiudizi e preconcetti (nati da film/libri/televisione…) sono completamente falsi. ho trovato un ambiente sicuramente non allegro, ma incredibilmente pieno di umanità, gentilezza, rispetto.

è stata una giornata straordinaria. bellissima. commuovente. emozionante. ho conosciuto un ragazzo che faceva l’assistente fotografo di fotografi importanti (e al quale ho dato tutti i miei contatti, dicendo di chiamarmi quando esce), ho mangiato il panettone nella cella di Lella, ho chiacchierato, ho riso.

forse però meglio far parlare le immagini, iniziando dalla mia preferita:

FRANCESCO_S

Francesco

 

ALESSANDRO_M

Alessandro

 

ANTONELLA_C

Antonella

 

ANTONIO_B

Antonio

 

CARLO_H

Carlo

DS_DL_RS

Rocco, Domenico e D.

 

GIANNI_B

Gianni

 

GIUSEPPE_F

Giuseppe

LELLA_V

Lella

 

PLACIDO_A

Placido

 

ROBERTO_B

Roberto

questo il testo che Fabio mi ha voluto regalare:

Tutti possiamo cambiare”. Lo dice Roberto Bezzi, il responsabile dell’area educativa del carcere di Bollate. E se ci crede lui, forse riuscirà a farlo credere ai 1200 ‘utenti’ (è così che lui li chiama) della struttura. Nella drammatica situazione carceraria italiana, l’esempio di Bollate è un caso a sé. Sono tutti detenuti con condanne definitive che hanno richiesto specificatamente di essere lì per la speciale atmosfera di questa casa di reclusione in cui è legittimo, come dal 1975 impone il regolamento penitenziario, chiamare le celle: camere di pernottamento. Infatti il personale è ridotto al minimo, 400 agenti su tre turni, e si respira un senso di collaborazione che cancella tutti i cupi stereotipi che associamo all’universo carcerario. “I buoni lo sognano i cattivi lo fanno” è un libro di Robert Simon in cui il celebre psichiatra affronta il tema del crimine come potenziale cortocircuito latente in ciascuno di noi, e basterebbe questa consapevolezza per specchiarci con indulgenza negli occhi degli uomini e delle donne che abbiamo incrociato in questo luogo. Ma aggiungo che il senso di solidarietà percepito tra queste persone è certamente maggiore di quello che mediamente si osserva nelle riunioni condominiali di noi cosiddetti uomini liberi. Natale celebra una nascita, e la religione che lo celebra crede nella rinascita. Tutti possiamo sbagliare, ed è giusto che ciò comporti l’espiazione della pena, ma alla privazione della libertà non deve corrispondere la privazione della dignità. Buon Natale a tutti. Fabio Novembre

questa la pagina del giornale:

corriere

e qualche immagine del backstage:

backstage_02

 

nella cucina con Lella: voleva farmi assaggiare la parmigiana di melanzane, che aveva un aspetto meraviglioso. ma era ancora da infornare… 🙁

 

backstge

nella cella di Giuseppe: ordinatissima e pulitissima. Giuseppe deve scontare l’ergastolo.

 

CZ8Q7675

Fabio, che quando serve c’è sempre.

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il gentilissimo e bravissimo Roberto, direttore della sezione educativa, che ci ha accompagnati in questa esperienza.

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alcuni dettagli del carcere di Bollate. se mai vi dovesse capitare (temo possa capitare a tutti) vi consiglio di chiedere di essere portati in questa struttura: dite che vi mando io… 😉

Buon Natale a tutti.

 

 

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