CORRIERE DELLA SERA PER NATALE

28 Dicembre 2016

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E’ oramai dal 2010 che il Corriere della Sera mi mette, diciamo così, a disposizione una pagina per raccontare due volte l’anno (Ferragosto e Natale) la città di Milano. Ogni volta ci penso per mesi e mesi, mi arrovello, ogni buco libero nel mio cervellino è riempito dal pensiero di come risolvere la questione: anche perchè il problema non è solo produrre qualcosa di piacevole/bello ma soprattutto la questione è infilare tutti gli ingredienti, più o meno indispensabili (Natale, Milano, Notizia, Storia, Contemporaneità…).

Nel corso dei mesi, delle settimane e dei giorni che si avvicinano all’appuntamento mi aumenta non diciamo l’angoscia ma sicuramente l’ansia: quest’anno ce la farò? E mi dico, no, non ce la farò, “quest’anno salto!” “non so più cosa fare!” “ho fatto tutto!”. Ovviamente non si è mai fatto tutto, bisogna solo ostinarsi a pensare e a tenere le orecchie dritte, fino a quando la soluzione arriva…

La scintilla, quest’anno, me l’ha fornita un post di Luca Bizza, che sul suo Facebook ha citato, qualche settimana fa, mi sembra un taxista di Genova, la sua città, che, mugugnando come al solito (i liguri mugugnano) gli disse: “Genova oramai è una tristezza pazzesca, non c’è più neanche il traffico!”. Lì mi si accese una lampadina: il traffico, il casino, che normalmente sono cose negative che venivano (giustamente?) viste come positive, la certificazione che un luogo è vivo. Ecco lì ha cominciato a farsi strada nella mia testa un percorso, un progetto: cercare di capire come la presenza della gente modifica la percezione dei luoghi.

In un lampo tutto si è messo in fila! Come nei film dei piloti degli aerei da guerra, che per far fuori il nemico devono mettere in linea tre o quattro mire diverse, e quando tutte sono allineate PAM! Qui abbiamo tutto che funziona, almeno nelle premesse: il Natale (momento dell’anno con la città maggiormente affollata), Milano (andare a vedere luoghi e angoli della metropoli), la Notizia (eventi che avvengono solo in questo momento e luoghi che in questo periodo cambiano aspetto).

E quindi siamo partiti. Un pomeriggio e una notte in giro, macchina sul cavalletto, con il nastro adesivo per terra a segnare le posizioni, affinché tutto fosse il più possibile identico nelle due riprese.

Queste le cinque immagini realizzate:

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Questo il giornale:

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Questo il testo che ho scritto:

Le città, per gli architetti, sono fatte di case; per gli artisti di musei; per gli urbanisti di strade; per i musicisti di auditorium: per gli attori di teatri; per gli chef di ristoranti; per i fotografi di luce; per gli amanti della moda di negozi; per i viaggiatori di alberghi: ma per tutti, per tutti quanti, sono inevitabilmente fatte di Persone.

Le donne e gli uomini di questa razza, la razza umana, hanno una grande differenza rispetto alle altre razze animali: nel corso dei secoli hanno modificato i luoghi dove vivono, rendendoli non solo più confortevoli ma soprattutto più adatti alla socialità. Perché l’Uomo è infatti un essere fortemente sociale, che cerca sempre di unirsi ad altri suoi simili, una volta forse per difendersi dal nemico, adesso per difendersi dalla solitudine.

Abbiamo quindi pensato, per questo Natale 2016, di dimostrare attraverso la Fotografia, quanto siano importanti le persone nel paesaggio urbano, in questo caso di Milano, ma potrebbe essere di qualsiasi altra città: perché non bisogna scordarsi che i monumenti sono importanti, i bei palazzi sono importanti, i musei sono importanti, i ristoranti sono importanti, i teatri sono importanti, i negozi sono importanti…ma il valore più importante di tutti è la presenza, viva e partecipe delle Donne e degli Uomini.

Anche perché, in questo giorno che celebra la nascita di un Dio che ha voluto farsi Uomo, il riconoscimento dell’importanza fondamentale e vitale dell’essere umano riveste un valore etico e morale. Buon Natale!

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E sarebbe finita qui. Ma non è finita qui, manca la parte migliore! Qualche giorno dopo ricevo questa mail, che compensa in maniera meravigliosa tutta la nostra fatica (poca o tanta che sia)

🙂

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