H2O
18 Dicembre 2009
[it]uno dei pochi regali che abbia senso fare, per noi che abbiamo tutto: cultura ed ecco allora un grande fotografo[...]
giuro che è la verità tutta la verità:
oggi sono tornato da capri. del lavoro fatto lì ne avrete un resoconto sull’altro blog, quello serio.
ma dato che qui è il backstage del backstage e si cazzeggia vi vorrei raccontare, e più che altro lo racconto al me medesimo che leggerà tra dieci anni e che magari si sarà dimenticato di questo 17 luglio 2008, cosa è successo oggi.
voglio anzi prendere una bella rincorsa e raccontare per benino la giornata dall’inizio.
il lavoro è finito ieri, questa mattina quindi mi sveglio bello tranquillo beato, come succede solo quando il lavoro finisce, che uno non ha più le angosce, piccole o grandi, di come sarà il tempo, di come andrà a finire…ecc…
mi sveglio, la mia stanza dell’albergo dava sulla piscina, mi butto in acqua, faccio un po’ di vasche e mi asciugo al sole.
poi mi accorgo che è tardi, faccio la valigia di corsissima, vado alla reception, pago gli extra (23, 50 euro) e mi faccio chiamare un taxi.
sono fortunato, il taxi che mi viene a prendere è l’ultimo rimasto di quelli storici, rosso e con il tendalino sopra.
ci fiondiamo al porto, dove riesco a prendere per un pelo il traghetto.
navigazione meravigliosa, sole bellissimo, l’amerigo vespucci con le vele spiegate, un branco di delfini che saltava felice…
arrivo al porto di napoli.
e dopo tutta questo, peraltro inutile, preambolo, inizia il racconto vero e proprio:
scendo dalla nave e c’era solo un taxi ad aspettare i passeggeri.
mi avvicino ma vedo che c’era già una persona seduta dietro. il taxista mi urla “a guagliò, dò vaI?”. “all’aeroporto” dico io.
“perfetto! sali, che anche la signorina qua dietro va lì, tanto altri taxi non ci sono e vi porto a tutte e due”
perfetto, dico anche io, e salgo davanti.
si comincia a chiaccherare, lui si chiama antonio.
mi accorgo presto che la strada non è quella verso l’aeroporto.
scopro presto che la signora seduta dietro non va all’aeroporto, ma a napoli centro “ma settimio (antonio ha imparato presto il mio nome) la signora la fermo sulla strada che va verso l’aeroporto, non perdiamo neanche un minuto!”
e giù nel casino e nel traffico demenziale del centro di napoli, vicoletti, stradine…
lasciamo la signora e, parla che ti parla, antonio scopre che non ho fatto colazione (nel preambolo qui sopra in effetti non avete sentito parlare di colazione).
“settimio, fermiamoci in un bel bar e facciamo colazione!”
e ci fermiamo in un bar (bello e buono, non so dove fosse, ma vicino all’università) a fare colazione.
e intanto si parla, si parla, e antonio mi racconta tutta la sua vita.
tipo ad esempio che la moglie l’ha conosciuta sbagliando numero di telefono sul cellulare…
usciamo dal bar belli soddisfatti ed ad antonio gli squilla il telefonino.
era un tizio che qualche ora prima aveva portato dall’aeroporto a napoli, e si erano messi d’accordo che quando avrebbe finito di fare quello che doveva fare l’avrebbe chiamato per farsi riportare all’aeroporto.
“a settimio, ti scoccia mica se passiamo a prendere questo mio cliente, tanto va anche lui all’aeroporto…”
“ma figurati antonio, andiamo a prendere il tuo cliente!”
e giù di nuovo vicoletti, stradine, periferia napoletana, con racconti infiniti sulla sua vita privata e una sorta di guida turistico (questa piazza si chiama così ma noi la chiamiamo così…)/ cammoristico (qui abita il famoso boss tal dei tali)/ erotica (qui alla sera è pieno di mignotte…).
strada facendo però antonio mi rivela la strategia: “settimio caro, dobbiamo dire al mio cliente che tu sei mio cugino, altrimenti mica vuole pagare la corsa intera!”
“ok antonio caro, da adesso sono tuo cugino”
e lo pago per la corsa, affinchè sia chiaro che il “cugino” mica paga.
arriviamo quindi, nel mezzo della periferia disastrata e piena di ipermercati cinesi, nella fabbrica dove il “cliente” di antonio ci aspettava.
il tizio era un tecnico che riparava forni per pane industriali, ed era di padova.
lo carichiamo, lo saluto gentilmente, e antonio gli dice ” dottò le presento mio cugino, che parte per milano”
“piacere!”
“piacere!”
e cominciamo un po’ di conversazione.
dopo poco il tizio padovano mi dice (ok, cercate di fare l’accento veneto), “scusi, ma lei non sembra mica cha abbia un accento napoletano”.
allora io, tra i due fuochi (da una lato per non far fare casini ad antonio e dall’altro oramai complice di antonio), comincio a blaterare in un improbabile napoletano che sì ero napoletano ma da oramai vent’anni stavo a milano.
in napoletano.
con il tizio che mi guardava malissimo.
e io che da un lato avrei voluto dirgli “scusi, sono un passeggero come lei, pago tutto io il taxi e morta lì…” ma dall’altro lato avevo antonio che mi guardava con gli occhi sbarrati, tradendo complicità e divertimento.
un viaggio d’inferno.
finalmente arriviamo all’aeroporto, io esco velocemente, prendo i miei bagagli e, davanti al sospettosissimo padovano, io ed antonio ci abbracciamo e ci baciamo come due cugini che non si vedono da vent’anni.
” e salutami carmela! e salutami ciro! e torna più spesso!”
ancora poco ci saremmo messi a piangere.
questo è il racconto del mio ritorno da napoli a milano oggi, 17 luglio 2008.
poi il resto viene tutto da sè, tipo che per andare all’aereo dell’alitalia non c’era ne’ tunnel ne’ autobus, ma siamo andati a piedi.
ma questa è un’altra storia…
PS: non c’entra veramente nulla con il racconto di cui sopra, ma la giornata del 17 luglio 2008 è terminata veramente in bellezza: tornato da capri sono andato in studio a lavorare un po’ e poi al teatro arcimboldi qui a milano (teatro bruttissimo, con un’acustica orrenda e senza parcheggio) per vedere un concerto eccezionale: il grande tom waits!
il prossimo 17 luglio mi tengo pronto…