DAVIDE & GOLIA

12 Giugno 2013

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Come probabilmente saprete, due settimane fa c’è stata la mia lectio magistralis alla Triennale di Milano, a cura dell’AFIP.

Mi sono veramente molto divertito!

Qui un piccolo clip, realizzato da Franco Russo, del gran finale dove abbiamo ballato sulle note finali dell’amatissimo :

Nel blog dell’AFIP c’è un resoconto filmato e fotografico dell’evento, con la registrazione dello streaming e una pillola autoriale ottimamente curata da Martino Migli.

Grazie veramente a tutti coloro (tantissimi!) che hanno voluto onorarmi della loro presenza, grazie all’AFIP, grazie alla CNA, grazie a tutti coloro che davanti e dietro le quinte hanno lavorato per rendere una semplice conferenza addirittura uno spettacolo e grazie soprattutto a quella persona meravigliosa e generosa che è Giovanni Gastel: GRAZIE!

Grazie anche al Corriere della Sera che il sabato successivo ha voluto citarmi:

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E grazie anche ad Alessia Glaviano, la photo editor di Vogue, che ha voluto onorarmi della sua attenzione scrivendo un post su di me e sulla mia conferenza: probabilmente si è sentita presa in causa dall’ultimo quarto d’ora del mio speach.

Evidentemente l’argomento è interessante e vivo, dato che il suo post ha avuto una quantità di commenti e di condivisioni che mi sono sembrate ampiamente superiori alla media.

Alessia Glaviano è sicuramente una persona colta che conosce bene l’argomento di cui parla, la fotografia. Mi sembra quindi bizzarro che inizi il suo post, a sostegno dei fotografi italiani che lavorano per Vogue, con una fotografia di Mario Sorrenti, che mi pare difficile poter definire italiano essendo andato a vivere e a lavorare in America all’età di 10 anni! Non è questione di essere leghisti o non leghisti (!) ma solo che Mario Sorrenti non è italiano: nel caso così fosse acquisteremmo un grande fotografo ma perderemmo un grandissimo scrittore (il cubano Italo Calvino?!?), un grandissimo artista (l’argentino Lucio Fontana?!?) e pure un grandissimo cantautore (il tedesco Vinicio Capossela?!?)

Ho trovato anche bizzarro che vengano mischiati redazionali con publiredazionali: chiunque lavori in questo settore sa benissimo essere due cose MOLTO diverse. (tra l’altro, udite udite, i publiredazionali per Vogue li ho fatti pure io).

Alessia prosegue poi con colte citazioni (Guy Debord!) e virtuosismi dialettici, che, pensate un po’, mi trovano pure d’accordo.

Probabilmente però tutta questa discussione è un peccato che si svolga, venga seguita e commentata solo attraverso dei blog: si potrebbe prendere spunto per sedersi ad un tavolo (da Forma?) per risolvere e capire meglio i termini della questione.

Sarebbe prezioso che seduti in questo tavolo ci fossero anche (nel caso non fossero definitivamente colpiti dalla Sindrome di Stoccolma) le agenzie di modelli, gli studi, le agenzie di fotografi, i ritoccatori, insomma tutti i lavoratori che hanno visto finire il paese della moda (l’Italia?!?!) agli estremi confini dell’impero e quindi in una crisi lavorativa senza limiti.

In questa ipotetica tavola rotonda io porterei una sola, precisa e semplice domanda, alla cui risposta Alessia Glaviano può pensare per venire preparata e “giustificata”:

DAL 1989 (24 ANNI!) AD OGGI QUANTI REDAZIONALI MODA SONO STATI REALIZZATI DA FOTOGRAFI ITALIANI PER LA RIVISTA VOGUE ITALIA?

 

 

 

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