LA FOTOGRAFIA, ELIO E LE STORIE TESE E LA CHIESA CATTOLICA.

7 Febbraio 2013

titolone, eh?!? vediamo adesso di dargli un senso…

durante l’ultimo pitti ero a firenze a far colazione nel mio bar preferito (gilli) e mi sono messo a fare una discussione (pure abbastanza infuocata!) con un avvocato fiorentino incontrato lì per lì. sostanzialmente il tema del contendere era che lui sosteneva che per giudicare una cosa, qualsiasi cosa, fosse più che sufficiente che piacesse, mentre io ero per la tesi che per poter giudicare, e farsi piacere, una qualsiasi cosa, sia importante avere la cultura e la conoscenza per poterla innanzitutto capire.

il bizzarro avvocato (perchè, bisogna dirlo, era abbastanza bizzarro, se non altro per intavolare un’accanita discussione con uno sconosciuto…) era irremovibile: se ti piace un vino, un romanzo, un quadro, una fotografia, una musica…è più che sufficiente. ognuno è giudice di se stesso e contento lui contenti tutti. ti piace? ok!

io ero altrettanto irremovibile: ero e continuo ad essere convinto che senza una adeguata conoscenza su un argomento quello che succede sia che inevitabilmente si apprezzi la cosa più semplice, più inutile, più comprensibile e alla fine inevitabilmente più brutta.

ovviamente ognuno è rimasto della propria opinione, ci siamo offerti la colazione e ci siamo salutati.

ci spostiamo da firenze a milano, nella pizzeria (ottima!) che siamo soliti frequentare dopo il cinema. in questa pizzeria ci sono appese dei poster con delle fotografie. per correttezza ho tolto gli autori, ma eccole qui:

insomma, le solite banalissime inutili e scontate fotografie di paesaggio fatte con il cavalletto, il tempo lungo e l’HDR. scusate, lo dico alla mia solita maniera fine: delle cagate! 😉

ovviamente possono anche piacere ma per chiunque conosca e studi seriamente la fotografia è evidente ciò che sono: il nulla.

il fatto è che se mai io fossi andato dalla gentile proprietaria della pizzeria e le avessi detto che quelle fotografie erano brutte sono certo che mi avrebbe guardato come se fossi pazzo. sicuramente. “brutte?!? ma sono meravigliose!” avrebbe detto, ne sono sicuro.

insomma, sono sempre più convinto, alla faccia del bizzarro avvocato fiorentino, che sia indispensabile conoscere e capire per apprezzare: altrimenti inevitabilmente, lo ribadisco, si apprezzano le cagate.

qui però si pone un problema: una sorta di “elitarismo”, una decisa linea che divide ciò che è semplice/comprensibile/popolare/brutto e ciò che è complesso/complicato/colto/bello.

si corre il rischio che solo pochi sappiano e capiscano, e i tanti non sappiano e non capiscono. bene. anzi, male.

e qui entrano in scena niente di meno che ELIO E LE STORIE TESE e la CHIESA CATTOLICA: la soluzione (mooolto difficile, mica è una cosa semplice!) è quella di mandare messaggi semplici che tutti capiscono dentro a dei contenitori semplici che tutti capiscono, ma che magicamente nascondano un secondo livello di lettura complesso e profondo.

la maggior parte dei pezzi di EELST parlano di argomenti seri in una veste musicale raffinatissima che piace a tutti (pochi imbecilli non riescono a capire neanche la loro semplicità, ma lasciamo perdere gli irrimediabili zucconi).

le parabole della CC sono storie molto semplici ma che nascondono un livello di lettura ovviamente molto profondo sul quale qualsiasi teologo può discute per ore.

insomma, alla fine penso che la soluzione sia quella di riuscire a veicolare cose profonde attraverso strumenti semplici: un obiettivo che tutti dovremmo avere ma che è estremamente complicato riuscire a portare a termine.

(infatti, mica semplice, lo fosse avrei scritto due righe semplici, mica tutta sta pappardella strampalata! 😉 )