FROM A GREAT ART DIRECTOR

4 Luglio 2012

Ciao Settimio, mi ha fatto un gran piacere incontrarti a Firenze e ho preso in parola la tua proposta di scrivere sul famoso shooting di Cape Town. Non essendo sicuro della forma, della lunghezza e dell’utilizzo ti allego il testo via mail, anziché postarlo direttamente, così decidi tu cosa farne, casomai.

un abbraccio e a presto

alessio ranallo

Questa è una foto di Settimio Benedusi, una campagna moda fatta tempo fa. Davvero bella.

Composizione, location, modella, styling, persino il prop è studiatissimo e la luce è di quelle che solo a Cape Town, dove la foto è stata realizzata, si può trovare. Contrariamente alla manìa che imperversa, non venne realizzato un video di backstage. Non ho, quindi, da farvi gustare le tipiche sequenze di assistenti che brandiscono agitati esposimetri e pannelli riflettenti, truccatori che ritoccano sorridendo, modelle che scoppiano in risate improvvise e tutti che fanno smorfie buffe e pose simpatiche. Sono video fatti per mostrare al cliente come ha speso i suoi soldi, come se il risultato finale, in sè, non fosse sufficiente a giustificarlo. Un video così, dicevo, per questa produzione non venne realizzato ma se esistesse NON mostrerebbe le scene di cui sopra (e nemmeno la coppia fotografo-art director che esamina, spalla a spalla, il lay-out indicando con l’indice a braccio steso un punto del set) perché ciò che successe quel giorno è molto diverso dalla normale routine di uno shooting. E lo vorrei raccontare, visto che c’ero, perché fa riflettere sia su certe attitudini inedite del nostro Settimio, sia su questioni basilari della fotografia, ad uso dei tanti professionisti ed aspiranti tali che seguono il blog. Se avessimo girato un backstage si sarebbe visto che la convocazione dello staff, anziché alle canoniche 9 del mattino – o magari le 8, visto che la location era distante – venne fissata, comodamente, alle 10 (e già qui erano iniziati i miei dubbi …). Se ora circolasse sul web quel “dietro le quinte” mostrerebbe che il make-up artist pettinava sì, e truccava, ma senza troppo sorridere perché intorno non è che avesse molta gente. Eh già, perché il resto della troupe, assecondando la vena da cool-hunter del fotografo (ed in sua compagnia) se n’erano nel frattempo andati al mercatino-figo-che-c’è-solo-di-domenica, giusto per ingannare l’attesa del trucco. E siccome l’ora di pranzo arriva presto, avevano approfittato per gustare sul posto qualche specialità biologica locale, dopo aver preso accordi con truccatore e modella, nel frattempo pronta, di ritrovarsi in location di lì a un’ora. Ed è una fortuna che quel video non sia mai stato girato perché al cliente sarebbe preso un colpo nel vedere che il fotografo, giunto in location verso le 14, non aveva esitato a spararsi una pennichella in poltrona con tutta la troupe ad aspettare interdetta. Verso le 15, con zero foto all’attivo, in qualità di art-director e account mi son domandato se non fosse stato mio dovere dar fuori di matto e fare una scenata isterica, ma il modo in cui Rossano, l’assistente/scudiero di Settimio, mi mostrava i palmi delle mani socchiudendo gli occhi mi induceva all’opzione “calma zen”. Alle 16, alzando rispettosamente l’indice, ho chiesto a  Rossano se non fosse stato il caso di ricordare al fotografo che rimaneva quella dozzina di scatti da fare entro le 18 e allora lui, con pochi tocchi e parole esperte ha svegliato il Benedusi, il quale emerso energico e motivato dal sonno ha ordinato, stiracchiandosi, che la poltrona/giaciglio fosse portata sul set. E qui è iniziato il Settimio-show: in una sorta di trance creativa 12 bellissime immagini sono state prodotte in meno di 2 ore. Com’è stato possibile? Grazie alla padronanza dei capisaldi della fotografia creativa. La luce, innanzitutto. In tutto il (breve) tempo del lavoro non si è visto circolare un esposimetro o un pannello riflettente. Certo, lì la luce è unica e perfetta ma che differenza con quei fotografi perennemente occupati a verificare l’eposizione ! Padroneggia la tecnica (se non sei bravo come Settimio esercitati con i test) e potrai focalizzare le energie sulla creatività e sul tuo obiettivo estetico e narrativo. Poi la composizione. Saper gestire bene una buona location è anche evitare gli eccessivi “cambi di situazione”. Piccole variazioni del punto di vista, se il contesto è interessante, rafforzano la percezione dell’ambiente ed il senso uniforme del racconto estetico. Inutile cercare troppi “sfondi” diversi. Infine, la gestione della modella. E qui il famoso video-backstage sarebbe stato utile. Perchè Settimio ha la capacità di far fare ai suoi soggetti esattamente ciò che lui vuole. Imposta una relazione intensa, quasi fisica (in senso cristiano) con le modelle che sembrano trasformarsi in marionette di cui lui tira i fili. Ma il segreto è semplice: dare indicazioni precise. Sembra banale, ma una delle differenze tra il fotografo mediocre e quello bravo è che il primo si rivolge alla modella con richieste vaghe, inutili e fuorvianti. Frasi come “sii più naturale”, “troppo fashion!” riferite alla posa da impostare assumono nell’incerta consapevolezza di alcune adolescenti est-europee o amazoniche significati difficilmente traducibili in movimenti del corpo, almeno per coloro tra esse non diplomate all’ “Actor Studio” di New York o alla Scuola di Teatro del Piccolo di Milano. Per non parlare poi delle genialità realmente sentite su certi set (giuro) come un “troppo ‘signora’ !” rivolto ad una modellina di 6 anni. O i sempre oscuri “troppo redazionale” e “meno catalogo” di cui non ho mai capito il significato. No! con le modelle – salvo eccezioni – servono solo indicazioni minime ma precise, tipo “alza il mento”, “guarda verso destra”, “alza la mano di tot centimetri”. Certo, per farlo bisogna avere una chiara idea di ciò che si vuole dalla posa e dall’atteggiamento della modella ma l’abbiamo detto, vero, che questo fa la differenza tra fotografi. Lavorando così, liberi dalle incertezze tecniche ed in pieno controllo del set ci si può concentrare sull’obiettivo creativo fondamentale, impiegando un tempo molto inferiore alla media. Certo, viene più difficile girare i famosi backstage dove il fotografo confabula con l’art-director di fronte ad un laptop o scruta il cielo per prevedere il prossimo passaggio di nuvole che cambierà la luce ma il cliente potrebbe apprezzare il lavoro per il risultato finale più che per la messinscena attorno ad esso. E poi il cibo biologico sudafricano è proprio buono!